lunedì 21 agosto 2017

Le Sirene abitano a Vasto

Per chi, come me, ci vive, Vasto non è, ovviamente, una scoperta: il suo mare, con le spiagge, le calette, i trabocchi, il suo borgo antico, i suoi Giardini ed il Cortile del palazzo D’Avalos e Piazza del Popolo che si affaccia sul golfo e il portale, unica testimonianza di quella che era la Chiesa di San Pietro, scesa giù a mare nel 1956 per una rovinosa frana, sono tra i posti più suggestivi ed incantevoli dove ascoltare musica dal vivo.
Però, anche per me, vederla così piena di vita “musicalmente vera” per almeno 2 o 3 giorni, è ormai da 4 anni una (continua) sorpresa.



Sorpresa nel vedere sempre tante persone di ogni età accorse per la comune passione, magari per i gruppi più importanti e di richiamo ma anche per il più misconosciuto cantautore o gruppo, magari di adolescenti che rifanno il verso ai Ramones.
Dicevamo le 4 location a cui si è aggiunta, come ogni anno, una 5° che per 3 anni è stata la Cattedrale di San Giuseppe e quest’anno invece è stata trasferita nella Chiesa della Madonna del Carmine, sempre nel centro storico.
Sarà per l’atmosfera mistica, sarà per il silenzio e l’attenzione con cui si segue la performance dell’artista di turno ma questo è uno degli appuntamenti a cui cerco di non rinunciare mai.
Tra le mura di questa antica Chiesa, con l’esibizione di Jens Lenkman, si è chiusa, con qualche ora di ritardo, dovuto, come ha detto lui stesso, a problemi con i voli, l’edizione 2017 del Siren Festival.
Jens è entrato timidamente, ha eseguito una decine di brani, introducendone alcuni, spiegando da quali storie derivavano, e timidamente è ripassato attraverso le navate e se ne è andato.
Il giorno prima sul palco di Piazza del Popolo si erano susseguite le performance di Noga Erez, energia elettronica pura, Ghostpoet, ottima performance la loro, grintosi ma, alla lunga, tutto un po’ simile ed infine Trentmoeller, garanzia di un live trascinante.

 


In alternanza nel Cortile Carl Brave X Franco 126, ma soprattutto il ritorno attesissimo, degli Arab Strap.
Concerto grintoso, con Aidan a scolarsi i suoi barattoli di Peroni, mentre Malcolm ha preferito dell’ottimo vino rosso (senz’altro Montepulciano d’Abruzzo) e chiusura con l’acclamatissima The First Big Weekend che Aidan recita, leggendone il testo.



Qualcosa si perde sempre in questi festival e quindi si arriva al Portale di San Pietro per ascoltare un pizzico di Zooey e di Gomma, con Ilaria regina dello stage. Gli altri rimandati ad altre occasioni.



Venerdì è stato il giorno degli headliner Italiani, Ghali, padrone dello stage che arringa le sue fan adolescenti, e Baustelle, sempre eleganti e composti.
In apertura, in Piazza del Popolo, l’eterea Jenny Hval, a metà tra Bjork e Zola Jesus.



Netto cambio di atmosfera e di epoca con gli Allah Las, pregevoli ma stucchevoli, seguiti nel cortile da ciò che rimane dei Cabaret Voltaire, con un lungo drone elettronico.
A Porta San Pietro altri ottimi giovani di tra cui spiccano Andrea Laszlo De Simone e Giorgio Poi.

Questo viaggio “all’incontrario” nel Siren 2017, termina, ovviamente, con la serata del giovedì che molti hanno perso perché arrivati direttamente il venerdì.
In effetti l’apertura delle edizioni passate era sempre stata affidata a presentazioni e/o sonorizzazioni di film ed interviste con i protagonisti.
Quest’anno invece un doppio appuntamento musicale.
A seguire Thony e la sua nuova creatura Mahilini, interessanti ma han suonato solo 4 pezzi, poco per un giudizio più approfondito, si è esibita la band che per freschezza, potenza, presenza e suono non ha avuto rivali in questa edizione.
Tom Barman (dEUS) ed i suoi sodali, con una formazione che ricorda l’esperimento di Neneh Cherry di qualche anno fa, batteria, contrabbasso e sax, hanno trascinato gli intervenuti.



Cosa dire di più? Che ci sono stati, a chiusura delle serate di venerdì e sabato, anche i dj set di Apparat e Daniel Miller tra gli altri, dei racconti di Alioscia (Casino Royal) e del reading di Emidio Clementi, sonorizzato da Davide Nuccini nella magnifica ambientazione dei Giardini D’Avalos, che quest’anno c’è stato, nel pomeriggio, un festival parallelo in riva al mare, che i controlli acuiti dai fatti di cui tutti sappiamo, non hanno comunque creato problemi.



Unico neo, le persone che, purtroppo, sono rimaste fuori dal cortile durante i dj set ed alcuni concerti, proprio per la riduzione di capienza della location.
Insomma, si pensa già al prossimo anno, archiviando una pregevole edizione 2017 che, come negli anni precedenti, ha fatto dell’eterogeneità uno dei suoi punti di forza, accontentando un po’ i gusti di tutti i partecipanti.

Avanti con l’edizione 2018, allora.

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