lunedì 25 aprile 2016

L'importante è impazzire - Intervista ai BRUUNO

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Dicembre 2015.
In cinque giorni vien fuori ‘sta storia qui, che poi è un po’ quella di tutti noi gente ruvida, piena di lividi anche piacevoli, disillusa, arrabbiata, a volte pigra e troppo spesso lenta, solitaria e pure incazzata, con la sete in gola di “perder la ragione e ritrovarla”.
Sveglia, però, ora, è primavera.
La BELVA - BRUUNO è uscita dal letargo pronta per ruggire nelle vostre orecchie sporche di ascolti monòtoni e monotòni.
Ecco la nuova adozione V4V, bracconiera di selvagge scoperte che insieme a Coypu Records ha dato suono al disco della stagione dei fiori del male.

Potrei scriverne di cose, sì potrei. Perché nonostante Belva sia un EP, in sole sei tracce riesce a definire l’indefinibile generazionale di sempre, senza perdersi nel mare delle proposte meteore, indistinte e poco attendibili.
They did it!
Niente paragoni, niente analisi troppo personali, solo sensazioni fortissime all’ascolto.
L’ASCOLTO, un invito sempre valido, per tutti. Importante.
Ultimamente ho trascorso molto tempo nei grandi musei e nei piccoli negozi di dischi, nelle gallerie d’arte e nelle piccole botteghe e ho imparato o confermato, meglio, che il giudizio è personale e riamane tale quando non c’è diritto di replica dell’autore di un’opera ed in questo caso lascerò che la tecnologia, le distanze virtuali non limitanti e il confronto vi spieghino la faccenda.



Ciao BRUUNO. Spiegateci questa vocale in eccesso e del quando questo “gesto impulsivo” è diventato riflessivo. Sempre che siate ad oggi coscienti della “pesantezza fantastica” di questa musica.

Oddio (Ossatana pure), in realtà il progetto è nato col nome Broono, ma poi abbiamo scoperto che esisteva nel web un rapper latino americano con lo stesso nome e forse digitare “Broono” ed imbattersi in culi shakerati e crocifissi d’oro non sarebbe stato l’ideale; lui poi aveva foto con ragazze in bikini, sarebbe stato difficile reggere la concorrenza, così abbiamo trasformato le “OO” in “UU”.
Comunque c’è da dire che la doppia U suona bene, ti fa gonfiare il petto quando la dici.
Coscienti? È pressoché impossibile essere coscienti di qualcosa che esce di puro istinto…veramente, più che governare un “gesto impulsivo” abbiamo cercato di trovare una linea che potesse mettere d’accordo le diversità musicali di ciascuno di noi e possiamo dire di esserne usciti soddisfatti, per ora.  

Venite da “esperienze musicali diverse” e quindi esperienze di vita differenti. Perché avete deciso di farle convergere in un EP? Raccontateci un po’ com’era tutto prima dei BRUUNO e come potrebbe diventare nei prossimi mesi (qualora abbiate superpoteri di veggenza al condizionale).

È successo tutto per caso, in maniera molto semplice; sembra la solita storiella da “teenage movie musicale”, dove un gruppo di ragazzi con il luccichio negli occhi segue di portare avanti la propria passione sullo sfondo di un tramonto rosso fuoco...
In realtà invece ci siamo trovati in sala prove solo per il puro divertimento di compromettere il nostro udito, poi ci siamo presi incinta di una belva e abbiamo deciso di farla partorire.
Il futuro? Chiedetelo a Otelma o Giucas Casella (se esiste ancora).

Primo singolo in uscita: Sete, con video rigorosamente b/w per la regia di Jacopo Dall’Agnol. Ho sempre pensato alla vita come una partita a Tetris senza soluzione: ditemi, quell’oltre di cui parlate, è un tentativo di arrivare a qualcosa o è esattamente la volontà di scontrarsi con ciò che non si conosce per trovare quell’incastro apparentemente impossibile?

Beh, potrebbe essere una cosa, come l’altra, come tutte e due.
Il nostro lavoro vuole essere molto sincero e diretto, nulla è stato preimpostato per avere un significato più profondo, non abbiamo messaggi subliminali. La nostra musica nasce da un gesto impulsivo, di getto; con queste premesse “oltre” è solo una parola, come lo è “musica”o “cane”. Lasciamo a chi ascolta la libertà di interpretare o leggere “oltre” le parole, con la stessa libertà con cui noi abbiamo evaso parole e suoni di questo album.

Che tipo di ragione è quella che si perde in Sete? Omologazione di pensiero o stanchezza del reale?

Anche in questo caso vale quanto detto fin’ora.
Partendo dal presupposto che ogni persona comprende la musica in maniera soggettiva, ciascuno avrà un proprio modo di interpretare la canzone e “perdere la ragione” a modo suo, non siamo di certo noi a spiegare come farlo. L’importante è impazzire.



120 ore circa per mettere alla prova la nuova insonorizzazione nell’Hate Recording Studio di Vicenza (da dove son passati anche i miei amici Devotion.): che valore ha avuto il tempo in questo lavoro?

Salutiamo i devotion! Che apprezziamo assai.
Riguardo l’esperienza in studio, un po’ ci facciamo i complimenti per essere riusciti a portare a termine qualcosa in modo rapido ed indolore.
Gigi e Maurizio (Icio) dell’Hate sono stati all’estero per un sacco di tempo ed è stato difficile far coincidere impegni e tempistiche. Alla fine siamo arrivati in studio in fretta e furia durante le vacanze di Natale, strumenti alla mano ed in qualche giorno di buona la prima, forse meglio la seconda, il cd era bello che fatto.
Maurizio Baggio si è veramente dimostrato essere una persona unica, nella sua apparente e sincera umiltà nasconde veramente una “belva” di esperienza e reale coscienza di quello che fa, senza presunzione; non è una cosa scontata oggigiorno. Ha fatto un ottimo lavoro e gliene siamo grati.

Per me un disco non è solo un supporto fisico, è una piccola storia concreta fatta di suoni, immagini, materiali. So che Sfido si occupa della grafica perciò questa domanda la rivolgo soprattutto a lui: che influenza hanno sulla tua musica l’arte e l’estetica? Quel mostriciattolo di china in cover, cosa sta cercando di fare? Distrugge o si ribella?

Beh, innanzitutto ci tengo a precisare che il lavoro di grafica è stato redatto a quattro mani con Carlo: il piccolo mostricciattolo che ti piace tanto, infatti, è opera sua; sia chiaro che non lo cito per dargli credito, ma per dividere le gioie e soprattutto i dolori della collaborazione artistica (in realtà mi picchia se non lo faccio).
Comunque devo dire che c’hai azzeccato in pieno: l’idea è che attorno ad ogni gruppo musicale gravitino un insieme di valori e di concetti che vanno oltre la semplice musica, coinvolgendo l’intera produzione artistica.
Personalmente ho sempre adorato giocare con la carta cercando di ottenere forme non convenzionali, cose che vanno oltre il classico prodotto standard ingabbiato nel jewel case.
Con l’artwork di Belva abbiamo tentato un gioco di sovrapposizioni: ad una forma molto statica e rigorosa, inquadrata nella sua geometria, si sovrappone una creatura schizofrenica, maleducata che sporca il quadro, ma allo stesso tempo lo completa. Un po’ come avviene per la nostra musica e/o tra di noi (si, è Carlo quello sporco e schizofrenico).

La batteria in Seppuku è da handbanging istantaneo, in incipit.
Quale colpa deve espiare il samurai?

La colpa di presumere di essere perfetto in questo mondo.
Il samurai “cercava la perfezione”, inseguiva l’idea di una cosciente e innocente utopia. La morte assumeva l’aura di qualcosa di puro di appartenente alla vita stessa.


Senza parlare di scena italiana e panorami visti dalla pianura e non dall’alto, come lo vedete il “momento musicale attuale”? Voglio dire, scegliete di smuovere l’apatia con un suono che non è certo da lenti alla festa delle medie per cui: con quali presupposti e consapevolezze vi esponete?

Sinceramente dobbiamo ancora guardarci intorno.
Siamo come dei bambini che giocano all’interno di un enorme parco giochi; magari siamo un po’ chiassosi, questo è vero, ma non vuole essere una presa di posizione, non vogliamo smuovere nessuno.
Questo è quello che siamo, facciamo quello che ci piace fare. Questa è l’unica certezza che c’ha accompagnato fin’ora.

Suppongo inizierete a girar un po’ la penisola per dare alla Belva ciò che si spetta. Quanto investite nell’idea del live? Come la vivete/vivrete?

Proprio come dici te, dopo i tanti sacrifici per dare alla luce Belva, ora non vediamo l’ora di sguinzagliarla in giro il più possibile.
Noi tutti adoriamo particolarmente suonare live. Cerchiamo se possibile di vivere ogni concerto come se fosse l’ultimo. Ogni data poi ha il suo fascino dato dalla sua imprevedibilità:  potrebbe andar bene come andare a tutto a puttane da un momento all’altro. Tutto acquisisce importanza per il fatto che sia li e in quel momento. È una sensazione unica.

EP è un po’ sinonimo di urgenza. Dopo aver “risolto” questa impellenza, dobbiamo aspettarci un disco o i “progetti futuri” rimangono tali e variabili per cui ci salutiamo qui e ci abbracciamo quanto prima ad un concerto, sott’al palco, appena possibile?

Sinceramente? Non ci pensiamo. Viviamo un po’ alla giornata. Non sappiamo nemmeno cosa succederà domani, figuriamoci a lungo tempo.
Voglia di suonare ne abbiamo sempre a pacchi e quindi materiale non smetteremo di produrne. Per ora tuttavia teniamo la bocca chiusa, non vogliamo portarci sfortuna.


Alle vostre spalle ci sono due realtà indipendenti italiane e V4V credo stia riponendo in voi tantissima fiducia probabilmente ripagata semplicemente dall’intensità del prodotto finale. L’autoproduzione e la politica del DIY è per voi la soluzione o l’antagonista buono?

È un argomento complicato per essere snocciolato in poche righe. Partiamo dal presupposto che ogni gruppo FA QUEL CAZZO CHE VUOLE E DECIDE QUELLO CHE RITIENE MEGLIO PER SE, indipendentemente dall’etichetta o meno. Sicuramente l’autoprodursi e l’ormai verbalmente stuprato concetto del DIY ci ispira qualcosa di buono, di concreto, di sporco ma sincero, personale. Poi, in ogni cosa c’è il buono e il marcio, dipende dalle persone che la gestiscono.
Noi fino ad ora ci siamo trovati bene, Michele è odioso, ma ancora sopportabile.

Date tre cattivi motivi per non ascoltare quest’EP visto che quelli buoni sono riassumibili tutti in un punto esclamativo dopo l’imperativo: ASCOLTATELO!.

1)Klaatu
2)Verata
3)N…(cof!)…VANA!!
Le abbiamo dette, è fatta? Non sono precise ma grosso modo le abbiamo dette.

Grazie per il tempo che avete dedicato a queste domande, è sempre bello ricevere in regalo bella musica così.

Grazie a te Ilaria, ci fa piacere. Portate pazienza, ma facciamo fatica a fare le interviste. Non sappiamo mai cosa dire e quando lo troviamo magari non è poi così interessante. Smile.






BELVA - BRUUNO // Mixato da Maurizio Baggio con supporto morale di Luca Spigato.
Masterizzato da Maurizio Baggio tra l’Hate Studio, un furgone ed un motel di San Diego.
Grafiche e packaging di Bruuno, stampa Tipografia Sartore serigrafia di Vortice.
Chitarre di Luigi Pianezzola e Filippo Tasca.
Basso di Nicola Rosson.
Batteria di Tommaso Trippi.
Voce e tromba di Carlo Zulian.
Cori un po’ di tutti.
Prodotto da Bruuno.
Per info e prenotazioni live Asap Arts.alberto@asaparts.it


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